La campagna “Scoglio d’Affrica 2019”, svoltasi nel periodo 4 – 15 Giugno, ha visto coinvolti l’Istituto Idrografico della Marina (IIM), i centri di ricerca Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Sez. Roma e Palermo, l’Istituto di iNgegneria del Mare (INM) Genova del CNR, e due Università, Università di Ferrara (UniFe) e Università La Sapienza (Roma1).
Lo scopo della campagna è stato quello di mappare la morfologia del fondale nella zona circostante lo Scoglio d’Affrica (a ovest dell’Isola di Montecristo) oggetto di emissione nel 2017 di una miscela di gas, prevalentemente metano, e fango ben al di sopra della superficie del mare. Il lavoro si è svolto integrando il dato di backscatter con l’analisi del Water Column e con immagini video da ROV (Remotely Operated Vehicle), individuando e mappando eventuale presenza di fuoriuscita di gas, campionando acqua ed effettuando profili multi parametrici CTD verticali.
L’area di indagine è stata suddivisa in varie sottozone in base alle diverse priorità e si sono effettuati rilievi Multibeam ad altissima risoluzione utilizzando la Nave idro-oceanografica Ammiraglio Magnaghi della Marina Militare e le due imbarcazioni in dotazione. Inoltre sono stati acquisiti dati di Water Column per effettuare la ricerca di possibili emissioni gassose, e sono state eseguite una serie di profili verticali multi parametrici (CTD) allo scopo di investigare possibili cambiamenti delle proprietà fisiche della massa d’acqua. Queste attività sono state integrate con l’investigazione video a mezzo ROV (CNR-INM), il campionamento diretto del fondo tramite benna Van Veen e il prelievo di acqua per le successive analisi in laboratorio (UniFe, UniRoma, INGV).
La mappatura del fondale con indagine acustica multifascio ha permesso una classificazione in automatico della natura del fondo, associando i sedimenti rinvenuti tramite le bennate e la riproduzione delle immagini del multibeam. Già in una prima fase di elaborazione del segnale è stato possibile individuare la presenza di ripples sul fondale marino, di praterie a Posidonia oceanica o di ammassi rocciosi frantumati. Inoltre, l’analisi di Water Column effettuata in contemporanea al multibeam, ha permesso l’individuazione di disturbi nella colonna d’acqua riconducibili alla presenza di emissioni gassose. Grazie al confronto tra questi dati ed i campionamenti diretti di sedimenti ed acque, è stato possibile individuare nuovi target di interesse; è stata infatti identificata una nuova area, distante dalle precedenti, dove si ritiene plausibile la presenza di gas attuale o passata e che potrà essere successivamente indagata più in specifico.
Attraverso elaborazioni e collaborazioni tra i diversi attori che hanno partecipato alla campagna, ci si attende quindi, oltre alla restituzione di una mappatura 3D con l’individuazione di target di interesse e alla classificazione della natura del fondo, la messa a punto di una procedura di caratterizzazione rapida ambientale in caso di eventi eccezionali, di monitoraggio ambientale e gestione del rischio, a supporto della Protezione Civile.